lunedì 12 maggio 2008

Terremoto in Cina, 9000 morti

La furia degli elementi non dà tregua all'Asia.
Pochi giorni dopo il ciclone Nargis, che ha messo in ginocchio la Birmania, è la Cina a dover fare i conti con una catastrofe di dimensioni inaudite.

Un terremoto di magnitudo 7,8 gradi della scala Richter ha colpito duramente la Regione del Sichuan, nel sud-est della Cina.


Secondo l'agenzia di stampa cinese, il bilancio attuale è di 9000 morti, ma si tratta di una cifra destinata a crescere.

L'epicentro del terremoto è stato a soli 100 km dalla capitale Chengdu, che conta circa 10 milioni di abitanti. Oltre alle case, sono crollate otto scuole della regione: soltanto in quella della città di Dujiangyan, un edificio a tre piani, sono rimasti sepolti 900 studenti.
Anche gli ospedali non sono stati risparmiati. E neppure due impianti chimici della regione, sotto i quali sono rimasti sepolti centinaia di operai e che hanno rilasciato sostanze altamente corrosive nell'area circostante.

Il governo ha agito immediatamente per portare soccorso nei territori colpiti dal sisma, mobilitando migliaia di soldati e paramilitari, ma molte vie di comunicazione sono rimaste bloccate a causa dei crolli di edifici e ponti e vi sono zone tuttora irraggiungibili.

In Cina non si vedevano terremoti così disastrosi da 30 anni: il sisma è stato avvertito in tutto il paese, perfino a Bangkok gli edifici hanno tremato. E le scosse di assestamento sono state oltre 300.

Oltre ai danni immediati, è probabile vi saranno anche quelli di lungo periodo. Perché la regione del Sichuan è una delle aree più fertili di tutta la Cina, ma la sua produzione agricola si basa su un sistema di irrigazione che il sisma ha danneggiato irrimediabilmente.

La mazzata all'agricoltura del Sichuan potrebbe provocare gravi ripercussioni economiche in tutto il paese. Il tasso d'inflazione, mai così alto da 12 anni a questa parte, potrebbe crescere ancora a danno dei consumatori cinesi.


(Immagine Reuters)

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